martedì 1 ottobre 2013

I Disturbi Multisistemici dello Sviluppo appartengono alla Classificazione Diagnostica: 0-3. Una classificazione che prende in considerazione le patologie in bambini dai 0 ai 3 anni. 

I Disturbi Multisistemici di Sviluppo rappresentano un concetto di categoria nettamente diversificata rispetto al Disturbo Autistico: "la difficoltà di relazione non è considerata un deficit permanente e relativamente fisso ma viene riconosciuta la sua apertura al cambiamento e alla crescita."

Per un bambino piccolo in cui lo sviluppo è rapido, mutevole e potenzialmente flessibile può infatti essere importante offrire alternative diagnostiche, oltre a dare ai genitori maggiori possibilità di coinvolgimento in senso di carica emotiva sia per la presentazione di un quadro “aperto” che rispetto all’intervento.Questo tipo di diagnosi va preso in considerazione quando vengono osservate, anche solo in un contesto fra le varie sedi di valutazione, capacità di entrare in relazione con altri e di possedere alcuni dei prerequisiti della comunicazione attinenti l’area dell’intersoggettività.

 Più dettagliatamente le caratteristiche che definiscono il Disturbo Multisistemico di Sviluppo (MSDD) sono:

1. Disturbo significativo, ma non assenza completa, della capacità di entrare in relazione emotiva e sociale con i genitori.
2. Disturbo significativo nella capacità di formare, mantenere e/o sviluppare una comunicazione di qualsiasi tipo essa sia.
3. Disfunzione significativa nell’elaborazione delle informazioni uditive e di tutte le altre sensazioni  (visuo-spaziali, tattili, etc.).

Tali difficoltà si possono manifestare in modi differenti ed al fine di aiutare l’indagine clinica sono stati proposti tre pattern:

Pattern A

Quasi totale assenza di coinvolgimento nella relazione; grande quantità di autostimolazione; iporeattività alle sensazioni; difficoltà di pianificazione motoria.

Pattern B

Capacità di relazione intermittente e gesti intenzionali semplici; affettività accessibile ma fugace; piacere nelle attività ripetitive e di perseverazione; reazioni estreme ai cambiamenti; pattern di evitamento intenzionale per controllare la quantità di input sensoriali ed affettivi che questi bambini non sono in grado di sostenere.

Pattern C

Senso di relazione più consistente, “isole” di affetti piacevoli e profondi; in maniera intermittente gesti sociali e comportamenti interattivi; atteggiamento perseverativo con gli oggetti, ma possibilità di entrare nel loro gioco; iperreattività alla sensazione; parole o frasi stereotipate.
Alternativamente, in caso di necessità di utilizzo di criteri diagnostici validati e uniformi, questa diagnosi può essere convertita nella categoria diagnostica del DSM-IV: Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non altrimenti Specificato.  

SUGGERIMENTI EDUCATIVI:

La diagnosi tempestiva, permette un intervento precoce che va ad incidere non solo sulla “ri-abilitazione” delle competenze del bambino, ma anche sull’ambiente di vita dello stesso, cioè sui genitori.
E’ infatti fortemente consigliato prevedere dei colloqui con i genitori per aiutare il bambino a utilizzare dei comportamenti adeguati allo sviluppo, per cambiare la modalità relazionale con lui qual’ora ce ne fosse bisogno, per rendersi consapevoli del rapporto con il proprio figlio all’interno anche della famiglia allargata, ma anche per fare in modo che i genitori abbiano tutte le informazioni adeguate sul tipo di patologia direttamente dal professionista anziché affidarsi ad un “fai-da-te” che potrebbe essere fuorviante.
Questo significa che il genitore deve passare molto tempo con suo figlio, tempo in cui si deve dedicare alla sua educazione, al suo sviluppo, allo stabilirsi di una relazione tra lui e suo figlio il più adeguata possibile. E’ fondamentale che il bambino con DMSS sia stimolato in principal modo dai genitori, più che da qualsiasi altra persona, passando più tempo con lui di quanto farebbe un genitore di un bambino normodotato.
Spesso infatti, i professionisti dichiarano che è importante un passaggio da un “setting di tipo intensivo” ad uno che coinvolge l’ambiente a 360°. Ovviamente nei primi anni di vita, 0-3 appunto, i genitori sono coloro che passano la maggior parte del tempo con il loro bambino.
Inoltre, è necessario che l’attenzione deve essere rivolta al bambino anche da parte di professionisti tramite sedute di gioco condiviso, di logoterapia, di terapia occupazionale a frequenza plurisettimanale.
Gli obiettivi della terapia saranno:
·        facilitare il bambino a percepirsi come un individuo in grado di interagire con gli altri;
·        Insegnare al bambino che possiede una propria iniziativa che può esprimere;
·        Insegnare al bambino a venire a contatto con le sue emozioni e la differenziazione delle stesse anche a livello comportamentale;
·        Il passaggio dal pensiero concreto ad uno più astratto.
In conclusione, si può dire che è importante improntare un intervento integrato sul bambino che presenta un DMSS che vede interessati sia l’ambiente più strettamente terapeutico sia l’ambiente familiare. I genitori, quindi, devono essere direttamente coinvolti nella relazione con il bambino e fungere da regolatori relazionali ed emotivi del loro figlio e, educarlo nonostante le maggiori difficoltà che possono incontrare.

Bibliografia

Ammaniti M. (a cura di), (2001), “Manuale di psicopatologia dell’infanzia”, Raffaello Cortina Editore.
Maestro S. et al. (1999), “L’efficacia delle psicoterapie madre-bambino nei Disturbi Multisistemici dello Sviluppo”, in Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Winnicott D.W. (1974), “Gioco e realtà”, Armando Editore. 
Visconti P. ( 2003), La terapia di Scambio e di Sviluppo. In M. Formica (a cura di), Trattato di Neurologia Riabilitativa, Cuzzolin Editore, pp.987-1016.
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