sabato 22 febbraio 2014

Cercare di gestire i comportamenti di un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione ed è proprio qui il primo punto da tenere sott’occhio (la nostra reazione emotiva), per cercare di aiutarlo ad “uscire” dal tunnel in cui lui stesso si è cacciato.
Ebbene si, perché al contrario di quanto si possa pensare ad uno sguardo superficiale e poco informato, i bambini con DOP non sono affatto felici di essere isolati dagli altri e di essere considerati dei “bulli”. In realtà loro sono i primi ad essere infelici e poco sereni per i loro comportamenti. Hanno una bassa autostima e si relazionano agli altri a partire da un pregiudizio profondamente radicato su se stessi e sul mondo “Tanto nessuno mi può soffrire, tanto vale attaccare per primo”. Somiglia a questa frase il ragionamento inconsapevole che un bambino con DOP fa a se stesso ed è proprio questo che dobbiamo cercare di avere presente nel tentare di aiutarlo.
  • Probabilmente già conosciamo alcuen strategie in merito, come:
  • Rinforzare i pochi comportamenti positivi,
  • stabilire chiare e semplici regole
  • prevedere conseguenze positive o negative quando vengono rispettato o infrante
  • Cercare di essere coerenti: se si è stabilito un premio o una punizione è bene applicarli!
Ma ciò su cui voglio porre l’attenzione è il tuo vissuto emotivo da genitore o educatore.
Come dicevo prima, infatti, emozioni come rabbia, frustrazione, senso di impotenza, possono essere frequenti e possono porre il genitore, o l’insegnante, in un atteggiamento che definirei di “ostilità di fondo inconsapevole”. Questo potrebbe portarci a cogliere sempre come sfida personale i comportamenti del bambino, in realtà ciò che il bambino in qualche modo vuole non è tanto sfidare, quanto “testare” l’affetto dell’altro. In qualche modo è come se dicesse “Vediamo se mi ami davvero, vediamo se mi vuoi ancora bene anche se sono così odioso e insopportabile, vediamo se mi resti accanto anche se ti faccio i dispetti!”.
E’ chiaro che non è facile relazionarsi con qualcuno che mette in atto questi “test” inconsapevoli, ma saperlo può aiutarci molto ad avere una visione totalmente diversa delle cose.
Cosa fare?
Volendo sintetizzare dovresti:
  • 1. ripetere a te stesso/a che il comportamento del bambino non è una sfida personale contro di te, ma che sta disperatamente cercando di capire se può fidarsi realmente del fatto che tu non lo abbandonerai
  • 2. ricordarti che è lui per primo a non sopportarsi e a pagare le conseguenze del suo comportamento
  • 3. non cadere nelle provocazioni, semplicemente applica le conseguenze concordate rispetto ad un comportamento negativo. Ricordati che se hai stabilito una conseguenza (ad es. se picchi il compagno, devi stare seduto sulla sedia di raffreddamento per almeno 3 min), è importante che tu sia sicuro che sarai in grado di farla rispettare. Evitare assolutamente di promettere un premio o una punizione che poi non si è in grado di far rispettare
  • 4. Applicare la punizione (che preferisco chiamare “conseguenza”) comunicandola con dispiacere e MAI CON RABBIA, il bambino deve sentire che sei realmente dispiaciuto di doverlo punire e non che ne sei soddisfatto, deve capire che avresti preferito evitare, ma sei costretto perché lui capisca bene il tipo di conseguenze che può avere un certo suo comportamento, oppure perché se continua può farsi del male o farne ad altri!
  • 5. Infine ricorda che “Il bambino che ha più bisogno di amore, lo chiederà nei modi meno amorevoli”.
 (Fonte: http://www.forepsy.it/).
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