lunedì 27 marzo 2017

Una petizione importante, da leggere , fimare  e diffondere più possibile...

Il 28 febbraio 2017 è stato presentato alla Camera dei Deputati il decreto legislativo per modificare ed integrare il Testo Unico del pubblico impiego. Il testo è stato assegnato alle Commissioni Lavoro e Bilancio della Camera e a quella bicamerale per la semplificazione.
Il Testo disciplina, tra le altre cose, norme per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ma non si occupa di quelli dei genitori di disabili gravi, caricati dal doppio onere di dover assistere figli che soffrono e che non saranno mai autosufficienti, "lasciati soli" come ha ben descritto il servizio, così intitolato, di Presa Diretta andato in onda il 6 marzo 2017 su Rai3.
Con alcune associazioni di categoria chiediamo ai parlamentari che sia emendato l'articolo 7 del Testo Unico (d.lgs. 165/2001) e aggiunto il comma 3-bis:
“A tutela e sostegno della genitorialità, al personale di ruolo dipendente dalle pubbliche amministrazioni con figli disabili in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge 104/1992, è riconosciuto come criterio di priorità l’assegnazione della sede di servizio nel comune di residenza del figlio, in soprannumero o in posizione di comando.”
Oppure, in alternativa, una soluzione che impedisca il disgiungimento familiare nel caso di figli disabili, analogamente a quanto previsto per il personale coniuge di militare o di categoria equiparata.

Perché è importante?

Siamo insegnanti, lavoratori della pubblica amministrazione, assegnati in base ad asettici algoritmi e procedure che non operano le dovute differenze, a sedi a centinaia di chilometri dai nostri figli malati gravi e non autosufficienti. In carenza di legge, in sede di contrattazione nazionale, non siamo sufficientemente tutelati perché i posti disponibili vengono occupati da chi ne ha diritto in quanto disabile al 67%.
Il problema è che il 67% si può ottenere cumulando patologie lievi come l'asma.
Noi genitori di malati gravi, non autosufficienti al 100%, siamo soggetti a trasferimenti, lasciando i nostri figli senza la necessaria assistenza. Ogni giorno siamo posti dinnanzi ad una scelta: assistere i nostri figli non autosufficienti o abbandonarli per andare a lavorare.
In carenza di una norma che concili anche i tempi di vita e di lavoro dei genitori dei malati gravi, si compie il disgiungimento familiare di Stato.
Con l'impegno preso dalla ministra Valeria Fedeli, dopo l'incontro del 20 gennaio con una delegazione di mamme da varie parti d'Italia, abbiamo la possibilità di compiere un progresso di grande civiltà.
Diamo voce ai nostri figli gravemente malati che non possono parlare a cause delle patologie che li affliggono.

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