sabato 18 gennaio 2020

Un libro meraviglioso che offre messaggi importanti, e diversi spunti di riflessione.
Un libro da leggere insieme ai bambini per raccontare gli orrori della guerra, ma insieme per ricordare che nell’uomo albergano anche sentimenti di altruismo, coraggio, profonda generosità.
Ma anche un libro fatto ad arte, con illustrazioni bellissime e intense, espressive, vibranti di tutte le emozioni raccontate, e con un testo lucido e chiaro, semplice e profondo.

Siamo nel 1943 in una città sotto l’occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi.
E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata.
La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei.
 
Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Apollonia è arcigna, ha gli occhiali spessi e gli occhi grigi, corre con la scopa dietro ai bambini che la canzonano. Daniel è convinto sia una strega, perciò non vuole mai passarle davanti da solo e quando rientra chiama la mamma perché lo venga a prendere in cortile.
Finché un giorno la mamma non risponde al richiamo. E come se non bastasse una grossa mano gli chiude la bocca e lo trascina in cantina.
Il bambino riconosce Apollonia ed è convinto che la strega lo rinchiuderà per mangiarlo ma….nella cantina trova la madre e comprende che la vecchia portinaia altro non ha fatto che metterli in salvo dai nazisti che sono venuti a prelevarli per la deportazione.
Apollonia ha salvato la sua vita e quella della mamma.
Daniel comprende allora che “anche una strega a volte può salvare un bambino”, che anche nelle persone burbere può battere un cuore nobile e non bisogna mai fermarsi alle apparenze.
Albo commovente, che in pochi tratti di testo e con grandi tavole intensamente colorate, apre uno squarcio sulla vita di un bambino ebreo ai tempi della seconda guerra mondiale.
Si offre come punto di partenza per approfondimenti da effettuare con i bambini.
Un libro, quindi, che deve essere mediato, spiegato, raccontato. Potrebbe essere una grande risorsa da usare nelle scuole, punto di partenza per una lezione sulle discriminazioni presenti e passate, sull’olocausto, sui razzismi.
Un albo che è di forte denuncia ma insieme di riscatto, che oltre a mostrare il lato oscuro dell’uomo che sfocia nelle guerre più terribili e nelle più gravi persecuzioni, evidenzia anche l’amore e la solidarietà di cui è capace l’essere umano.
Delle splendide illustrazioni mi preme evidenziare, oltre al chiaro valore artistico, la forte espressività. Ogni tavola esprime e suscita nel lettore un sentimento che aiuta ad immedesimarsi nella storia. Sono disegni che chiamano ad entrare nel libro, come fossero delle porte spalancate sulla storia narrata.
 
“La portinaia Apollonia” ha vinto nel 2005 il premio Andersen come miglior albo 0/6 anni e il super premio Andersen come miglior libro dell’anno.
Dal libro è stato tratto anche uno spettacolo teatrale.



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