I Disturbi Multisistemici dello Sviluppo appartengono alla Classificazione Diagnostica: 0-3. Una classificazione che prende in considerazione le patologie in bambini dai 0 ai 3 anni.
I Disturbi Multisistemici di Sviluppo rappresentano un concetto di categoria nettamente diversificata rispetto al Disturbo Autistico: "la difficoltà di relazione non è considerata un deficit permanente e relativamente fisso ma viene riconosciuta la sua apertura al cambiamento e alla crescita."
Per un bambino piccolo in cui lo sviluppo è rapido, mutevole e
potenzialmente flessibile può infatti essere importante offrire
alternative diagnostiche, oltre a dare ai genitori maggiori possibilità
di coinvolgimento in senso di carica emotiva sia per la presentazione di
un quadro “aperto” che rispetto all’intervento.Questo tipo di
diagnosi va preso in considerazione quando vengono osservate, anche solo
in un contesto fra le varie sedi di valutazione, capacità di entrare in
relazione con altri e di possedere alcuni dei prerequisiti della
comunicazione attinenti l’area dell’intersoggettività.
Più dettagliatamente le caratteristiche che definiscono il Disturbo Multisistemico di Sviluppo (MSDD) sono:
1. Disturbo significativo, ma non assenza completa, della capacità di entrare in relazione emotiva e sociale con i genitori.
2. Disturbo significativo nella capacità di formare, mantenere e/o sviluppare una comunicazione di qualsiasi tipo essa sia.
3.
Disfunzione significativa nell’elaborazione delle informazioni uditive e
di tutte le altre sensazioni (visuo-spaziali, tattili, etc.).
Tali difficoltà si possono manifestare in modi differenti ed al fine di aiutare l’indagine clinica sono stati proposti tre pattern:
Pattern A
Quasi totale assenza di coinvolgimento nella relazione; grande quantità di autostimolazione; iporeattività alle sensazioni; difficoltà di pianificazione motoria.
Pattern B
Capacità di relazione intermittente e gesti intenzionali semplici; affettività accessibile ma fugace; piacere nelle attività ripetitive e di perseverazione; reazioni estreme ai cambiamenti; pattern di evitamento intenzionale per controllare la quantità di input sensoriali ed affettivi che questi bambini non sono in grado di sostenere.
Pattern C
Senso di relazione più consistente,
“isole” di affetti piacevoli e profondi; in maniera intermittente gesti
sociali e comportamenti interattivi; atteggiamento perseverativo con gli
oggetti, ma possibilità di entrare nel loro gioco; iperreattività alla
sensazione; parole o frasi stereotipate.
Alternativamente, in caso di
necessità di utilizzo di criteri diagnostici validati e uniformi,
questa diagnosi può essere convertita nella categoria diagnostica del
DSM-IV: Disturbo Pervasivo dello Sviluppo Non altrimenti Specificato.
SUGGERIMENTI EDUCATIVI:
La diagnosi
tempestiva, permette un intervento precoce che va ad incidere
non solo
sulla “ri-abilitazione” delle competenze del bambino, ma anche
sull’ambiente di vita dello stesso, cioè sui genitori.
E’ infatti fortemente
consigliato
prevedere dei colloqui con i genitori per aiutare il bambino a
utilizzare dei comportamenti adeguati allo sviluppo, per
cambiare la
modalità relazionale con lui qual’ora ce ne fosse bisogno, per
rendersi consapevoli del rapporto con il proprio figlio
all’interno
anche della famiglia allargata, ma anche per fare in modo che i
genitori
abbiano tutte le informazioni adeguate sul tipo di patologia
direttamente dal professionista anziché affidarsi ad un
“fai-da-te”
che potrebbe essere fuorviante.
Questo significa che il
genitore deve passare molto tempo con suo figlio, tempo in cui
si deve
dedicare alla sua educazione, al suo sviluppo, allo stabilirsi
di una
relazione tra lui e suo figlio il più adeguata possibile. E’
fondamentale che il bambino con DMSS sia stimolato in principal
modo dai
genitori, più che da qualsiasi altra persona, passando più tempo
con
lui di quanto farebbe un genitore di un bambino normodotato.
Spesso infatti, i
professionisti dichiarano che è importante un passaggio da un
“setting di tipo intensivo” ad uno che coinvolge l’ambiente a
360°.
Ovviamente nei primi anni di vita, 0-3 appunto, i genitori sono
coloro
che passano la maggior parte del tempo con il loro bambino.
Inoltre, è necessario
che l’attenzione deve essere rivolta al bambino anche da parte
di
professionisti tramite sedute di gioco condiviso, di
logoterapia, di
terapia occupazionale a frequenza plurisettimanale.
Gli obiettivi della
terapia saranno:
·
facilitare il bambino a percepirsi come un individuo in
grado di
interagire con gli altri;
·
Insegnare al bambino che possiede una propria iniziativa
che può
esprimere;
·
Insegnare al bambino a venire a contatto con le sue
emozioni e la
differenziazione delle stesse anche a livello comportamentale;
·
Il passaggio dal pensiero concreto ad uno più astratto.
In conclusione, si può
dire che è importante improntare un intervento integrato sul
bambino
che presenta un DMSS che vede interessati sia l’ambiente più
strettamente terapeutico sia l’ambiente familiare. I genitori,
quindi,
devono essere direttamente coinvolti nella relazione con il
bambino e
fungere da regolatori relazionali ed emotivi del loro figlio e,
educarlo
nonostante le maggiori difficoltà che possono incontrare.
Bibliografia
Ammaniti M. (a cura di),
(2001), “Manuale di psicopatologia dell’infanzia”, Raffaello Cortina
Editore.
Maestro S. et al. (1999),
“L’efficacia delle psicoterapie madre-bambino nei Disturbi
Multisistemici dello Sviluppo”, in Psichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza.
Winnicott D.W. (1974),
“Gioco e realtà”, Armando Editore.
Visconti P. ( 2003), La terapia di Scambio e di Sviluppo. In M.
Formica (a cura di), Trattato di Neurologia Riabilitativa, Cuzzolin
Editore, pp.987-1016.
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