Il disagio si presenta come un’esperienza vissuta dall’alunno
nell’affrontare le diverse attività e le regole che sono proprie; Tale situazione caratterizza,
pertanto, una condizione-limite tra un alunno in difficoltà
nell’adattarsi alla scuola e una scuola in difficoltà circa gli
interventi e le strategie più opportune da adottare .
È la scuola a essere ritenuta la responsabile di questa situazione
poiché presenta un’offerta educativa alla quale non sempre e/o non
costantemente l’alunno è in condizione di rispondere in modo costruttivo
e convincente; questo comporta il rifiuto di tale offerta e delle
modalità per mezzo delle quali viene proposta. La scuola diviene, così,
luogo di esperienze negative.
Nel corso degli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di
alunni che presentano varie tipologie di difficoltà le quali NON sono
riconducibili alle principali classificazioni dell’ICF, ma che avanzano
agli insegnanti richieste di interventi “curvati” sulle loro
caratteristiche peculiari che derivano dalla loro situazione peculiare.
Una situazione di “difficoltà” la quale, non rientrando nei parametri
delle classificazioni dell’OMS (l’ICF è una delle più importanti) non
possono essere “certificati” ed avere, di conseguenza, una diagnosi
funzionale che consenta loro di seguire un “percorso scolastico” ad hoc.
Se, invece, gli insegnanti individuano
le cause “profonde” del disagio sono in grado di affrontare la
situazione in modo adeguato e di rassicurare e confortare l’alunno nel
difficile processo di apprendimento. Gli alunni che presentano queste e
altre difficoltà, ma che non sono “certificati” vengono identificati con
l’acronimo BES (Bisogni Educativi Speciali)
con il quale si indica «una qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito
educativo ed apprenditivo ,espressa in funzionamento (nei vari ambiti
della salute secondo il modello ICF dell’Organizzazione mondiale della
sanità) problematico anche per il soggetto, in termini di danno,
ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia e che
necessita di educazione speciale individualizzata».
Definire e ricercare i Bisogni Educativi
Speciali non significa “fabbricare” alunni diversi per poi emarginarli o
discriminarli in qualche modo. Significa rendersi conto delle varie
difficoltà, grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo adeguato
(Janes 2005).
Fondandosi sul
profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, il modello ICF
consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali (BES) dell’alunno
prescindendo da preclusive tipizzazioni. In questo senso, ogni alunno
può presentare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici,
biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto
ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata
risposta». Viene sottolineata l’importanza della classificazione ICF, ma
anche la necessità di non “circoscrivere” l’alunno con
disagio/difficoltà/disturbo in una ”cornice ristretta” perché si
limiterebbe il suo processo di inclusione nel contesto-classe (Vedi http://www.icruggierovanvitelli.it/www.icruggierovanvitelli.it/bes_files/ianes.pdf).
L’assenza di certificazione non consente
all’alunno di accedere alle provvidenze ed ai servizi previsti dalle
legge 104; nonostante la mancata presenza dell’insegnate di sostegno,
gli insegnanti curricolari sono emotivamente e professionalmente
impegnati nella elaborazione di strategie di intervento “curvate” sulle
caratteristiche peculiari di ”quel” determinato alunno affinché riduca
(o elimini) la negatività della sua situazione. Si tratta di un
“percorso” delicato e difficile che alunno, genitori ed insegnanti
devono seguire insieme in un confronto “a rete” e scevro da pregiudizi.
Gli insegnanti, soprattutto, devono
osservare attentamente (esistono al riguardo molte schede di
osservazione) e sistematicamente l’alunno, già dalla scuola
dell’infanzia, poiché una individuazione tempestiva di un deficit
consente agli insegnanti e ai genitori di predisporre gli interventi più
opportuni. Questa considerazione si attaglia soprattutto ai soggetti
con DSA in quanto le difficoltà e/o i disturbi dell’apprendimento
vengono ritenuti meno gravi di un altro deficit e, di conseguenza, i
genitori, soprattutto, sottovalutano, in alcuni casi, la gravità del
problema.
PROTOCOLLO D'OSSERVAZIONE PER L'INDIVIDUAZIONE DEI BAMBINI/RAGAZZI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Sezioni o Classi iniziali
Quando dalle prove d’ingresso e dalle prime osservazioni uno o più docenti osservano situazioni riconducibili a bisogni educativi speciali, al primo Consiglio di Classe, di Sezione o di Intersezione discutono la questione e, nel caso in cui il Consiglio decida di approfondire la questione, il coordinatore informa il dirigente scolastico ed il referente del Gruppo BES.
I docenti osservano l’alunno o gli alunni tramite schede predisposte per un breve periodo e lo/li sottopongono ad un primo intervento di recupero disciplinare, con la cura di documentare tutto il percorso. (tramite schede di rilevazione, osservazione).
Nel consiglio successivo (o in uno convocato straordinariamente dal dirigente, su richiesta del coordinatore) si valuta la situazione ed eventualmente si trascrive a verbale, motivandola, la decisione di progettare per l’alunno /gli alunni in questione un Piano Didattico Personalizzato.
Nei successivi consigli la situazione viene monitorata per valutare eventuali correttivi o miglioramenti.
Poiché il bisogno educativo speciale può essere anche temporaneo, il consiglio potrà valutare anche l’interruzione, qualora se ne ravvisi la necessità, di interrompere gli interventi personalizzati.
Il Gruppo di lavoro fornirà le schede di osservazione e, a richiesta, collaborerà con i docenti per la preparazione di materiale strutturato per il recupero.
Classi successive o nuovi alunni
I docenti segnaleranno, in caso di necessità, la situazione al coordinatore che darà avvio alla procedura, con le modalità di cui sopra.
Quando dalle prove d’ingresso e dalle prime osservazioni uno o più docenti osservano situazioni riconducibili a bisogni educativi speciali, al primo Consiglio di Classe, di Sezione o di Intersezione discutono la questione e, nel caso in cui il Consiglio decida di approfondire la questione, il coordinatore informa il dirigente scolastico ed il referente del Gruppo BES.
I docenti osservano l’alunno o gli alunni tramite schede predisposte per un breve periodo e lo/li sottopongono ad un primo intervento di recupero disciplinare, con la cura di documentare tutto il percorso. (tramite schede di rilevazione, osservazione).
Nel consiglio successivo (o in uno convocato straordinariamente dal dirigente, su richiesta del coordinatore) si valuta la situazione ed eventualmente si trascrive a verbale, motivandola, la decisione di progettare per l’alunno /gli alunni in questione un Piano Didattico Personalizzato.
Nei successivi consigli la situazione viene monitorata per valutare eventuali correttivi o miglioramenti.
Poiché il bisogno educativo speciale può essere anche temporaneo, il consiglio potrà valutare anche l’interruzione, qualora se ne ravvisi la necessità, di interrompere gli interventi personalizzati.
Il Gruppo di lavoro fornirà le schede di osservazione e, a richiesta, collaborerà con i docenti per la preparazione di materiale strutturato per il recupero.
Classi successive o nuovi alunni
I docenti segnaleranno, in caso di necessità, la situazione al coordinatore che darà avvio alla procedura, con le modalità di cui sopra.
- R. Mion, Nuove forme di emarginazione. Figure professionali emergenti e strumenti formativi, AA.VV., Disagio giovanile e nuove prospettive del lavoro sociale, Grafic House ed., Venezia, 1995, pag. 52
- (2) D. Janes, Bisogni educativi speciali e inclusione, Erickson, Trento 2005 pag. 29
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