E' chiamata in modi diversi spesso "sedia del silenzio" o "posto della riflessione" e seppur rappresenta una sorta di PUNIZIONE è anche una tecnica che ha un fodamento educativo e metodologico, tutto ciò dipende dall'uso che ne facciamo.
“Time out” letteralmente significa pausa o sospensione
ed è un termine molto utilizzato nel mondo dello sport. Se un
giocatore, per esempio, si comporta in modo scorretto, viene subito
mandato in panchina e deve stare seduto, è messo in “pausa forzata” per un po’ e poi può ritornare a giocare.
In cosa consiste la tecnica del Time out applicato ai bambini?
Il Time out è una tecnica educativa
che può essere utilizzata quando i bambini si comportano in modo
sbagliato o disubbidiscono. In pratica, durante il tempo stabilito per
il Time out, il bambino deve restare seduto su una sedia o non allontanarsi da un determinato posto della casa (in cui non ci siano né giocattoli, né oggetti con cui potersi far male) e fare una “pausa”, riflettendo su ciò che ha fatto e sul comportamento giusto che avrebbe dovuto adottare.
È comunque una sorta di punizione, perciò non deve essere considerata una soluzione diretta ma come un modo per invitare il bambino a riflettere, a riprendere il controllo delle proprie emozioni ed evitare anche ulteriori scontri.
Proprio per non farlo considerare un castigo o un modo per allontanarlo, dovrebbe essere accompagnato da parole che facciano capire al bambino quali sono i sentimenti e le emozioni che sta provando
(rabbia, dolore, frustrazione ecc.), sottolineando che, comunque, è
solo quel suo comportamento ad essere sbagliato (picchiare un altro
bambino, buttare per terra il cibo ecc.), ma certamente non lui e noi lo
amiamo sempre e comunque.
Quanto deve durare il time out?
È consigliabile che duri pochi minuti. Anche un minuto, infatti, può sembrare un’eternità a chi è piccolo…quindi bisogna osservare il bambino molto attentamente e ponderare in modo giusto.
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