• BLOG DIDATTICO DI SOSTEGNO

    Si dice di solito "nero sul bianco" per marchiare negativamente qualcuno, io invece provo a cancellare questa macchia nera cercando di trasmettere non solo risorse ma anche valori umani. Se siete perplessi non preuccupatevi è un buon segno, in quanto la perplessità è l'inizio della conoscenza...

venerdì 28 febbraio 2014

È inutile negarlo: le tabelline 'stanno antipatiche' ai bambini di oggi  e rappresentano un grande scoglio della scuola primaria.Certo, imparare le tabelline ripetendole all'infinito può diventare un vero strazio per (quasi) ogni piccolo alunno e anche per mamma e papà.
Allora, come è possibile aiutare il bambino, anche a casa, a superare questo ostacolo? Un approccio divertente, basato sul gioco - lo stesso a cui si rifanno le più recenti teorie e attività didattiche - è sicuramente il migliore alleato.

Ecco, quindi, una raccolta di 10 trucchi alternativi (ispirati liberamente a software e testi per insegnanti e bambini della primaria) per apprendere ed esercitarsi con le tabelline senza paura e noia.

1. Le tabelline Canterine
La musica è una delle attività didattiche più coinvolgenti e divertenti, secondo Giuliano Crivellente, co-autore, insieme a Silvia Rinaldi, di Tabelline Canterine (disponibile nella versione libro + cd, a € 19,90 o solo cd con libretto testi, € 9,90, Mela Music).
Perché non sfruttare, allora, il potere del ritmo per imparare le famigerate tabelline? Questa l'idea di base del metodo musical-matematico messo a punto dagli autori che ogni genitore può proporre a suo figlio per dargli una mano con le tabelline.
Ogni tabellina (dall'1 al 10) è abbinata a una canzone (naturalmente in rima) per farla memorizzare più facilmente (e senza noia) al bambino. Così, l'apprendimento si può trasformare in un gioco, una sfida canora in famiglia o tra compagni di scuola.
Su youtube trovi le canzoni animate delle tabelline prodotte dalla casa editrice.

2. Tabelline come giochi elettronici
Mettete in mano un tablet o uno smartphone a un ‘nativo digitale’ e andrà in brodo di giuggiole: in questo caso però c’è il trucco. Cinque-dieci minuti al giorno di allenamento con le tabelline! Ce ne sono diverse che potete acquistare a un prezzo che varia da 0,80 a 2 euro circa. Vale la pena provarle. Chi scrive ha apprezzato i risultati ottenuti dal figlio con questa App semplicissima, che simula una specie di battaglia navale.

3. Viva i cruci-numeri
Anche un classico cruciverba può venire in aiuto per cimentarsi con le tabelline in modo alternativo e, certo, più divertente della classica e pura ripetizione. Ovviamente, al posto delle parole, occorre 'indovinare' i numeri che sono il risultato di una moltiplicazione.
Questo metodo è usato anche a scuola - come nell'esempio del crucilab che vi riportiamo qui sotto - ma potete prendere spunto e inventarne di simili per i vostri figli. Per rendere tutto più simpatico, usate cartoni e pennarelli colorati per tracciare lo schema, e improvvisate una bella gara con tutta la famiglia.
Scarica il Crucilab da qui:
(S. Poli, A. Molin, D. Lucangeli e C. Cornoldi, Memocalcolo, Erickson)

4. Un puzzle speciale
Un approccio divertente alle tabelline aiuta a renderle meno 'antipatiche' a ogni bambino. Con un po' di creatività, (molta?) pazienza e impegno anche da parte dell'adulto, la tavola pitagorica può trasformarsi in un gioco. Come? È possibile creare uno speciale puzzle associando numeri e colori: questo stratagemma ha un impatto visivo che poi aiuta a memorizzare.
Forse è invece un po' laborioso da preparare per il genitore se non ama mettere mano a forbici e carta...
Per prima cosa, è indispensabile creare una cartella (meglio usare cartoncino pesante) con una griglia a quadrettoni che riprenda la struttura della tavola pitagorica ma in versione incompleta. Il quadrato è composto da 100 caselle bianche ed è 'circondato' da una riga e una colonna, in orizzontale e verticale (a forma di L capovolta) con i numeri dall'uno al 10. Nell'incrocio tra i due 'bracci', si trova il simbolo matematico della moltiplicazione (x).
Scarica la 'griglia a quadrettoni' da qui:
E' uguale a quella della battaglia navale, ha i numeri solo lungo i due lati.
Il secondo passo è preparare delle tessere (della stessa misura delle caselle quadrate e robuste) che corrispondano ai numeri della tavola pitagorica (la prima riga in orizzontale, ovviamente, è la tabellina dell'1, la seconda, quella del 2 e via così). A questo punto, è importante stabilire un colore fisso per ogni numero che compare più volte: per esempio, le tessere per il 4 sono rosse, quelle per il 9, blu e giallo spetta al numero 15...
Un lato delle tessera è colorato e sull'altro c'è il numero: ora si può giocare insieme, invitando, all'inizio, per esempio, il bimbo a mettere al posto 'giusto' tutte le tessere rosse con il quattro. Ognuno può inventare sul momento delle varianti (partendo dalla moltiplicazione o dalla tessera o dal colore), anche in base alle reazioni del bambino e alla sua conoscenza della tavola pitagorica.
Un'altra possibile alternativa per le mamme (o i papà) particolarmente bravi con il 'fai-da-te' per i più piccoli è quella di creare un vero e proprio puzzle, appiccicando pezzi di immagini dietro a ogni quadrato. In questo modo, il bambino dovrò prima comporre il disegno sulla tabella e poi potrà scoprire i numeri sull'altro lato.
Questo gioco della tavola pitagorica colorata stile puzzle prende spunto (ed è liberamente adattato in versione più semplice e 'casalinga'!) dal software e libro per insegnanti di Sara Garosi, Imparare a giocare con la tavola pitagorica e la LIM (Kit cd + libro), Erickson Edizioni.

5. Filastrocche con il numero!
Forse, non sembrerà 'originalissimo', ma anche i vecchi trucchi possono funzionare. Questo è il caso di rime e filastrocche (a cui ricorrevano anche le maestre di 30 anni fa!) che si usano ancora oggi perché, in genere, sono più facili da memorizzare.
Ecco un esempio:
Tre, sei, nove,
sono bianco di terrore.
Dodici, quindici, diciotto,
mi nascondo nel cappotto.
Ventuno, ventiquattro, ventisette,
sono messo alle strette.
Ecco il trenta vicino all'uscita,
Finalmente l'avventura è finita!
(Monica Bertacco, Matematicaimparo, Erickson)
Provate a inventarne di nuove o ad attingere dalla memoria di nonni, zie, amici... E, se una filastrocca intera è troppo difficile per il vostro bimbo, proponetegli anche brevi (e simpatiche) rime basate su una singola moltiplicazione.
Qualche idea? 6 x 6 = 36, asino che sei!; 6 x 8 = 48, mangia tu il risotto!; 5 x 4 = 20, dimmi se davvero menti... Insomma, basta un po' di fantasia per imparare allegramente perfino le tabelline.

6. Tombola speciale
Il gioco si ispira alla tradizionale tombola ma in questo caso si estraggono moltiplicazioni e non numeri da un sacchettino. È un ottimo sistema per 'far allenare' i bimbi più grandi giocando tutti insieme, ma richiede un po' di preparazione da parte dell'adulto. Per prima cosa, occorre creare una quantità di cartelle (per farle resistenti, meglio il cartoncino così si potranno riutilizzare) sufficienti per una sfida tra più giocatori.
La cartella di gioco riprende la struttura della tavola pitagorica (ma resta incompleta) riportando una serie di numeri, a scelta, come nell'esempio qui sotto. È indispensabile segnare, magari con un pennarello colorato, la stessa quantità di numeri, pur se diversi, in ogni cartella (per esempio, 20 per ciascuna).
Scarica la 'cartella di gioco' da qui:
Attenzione anche a 'bilanciare' un po' la scelta: non sarebbe sportivo abbondare con i risultati delle tabelline dell'8 e del 7 in una cartella e mettere solo quelli del 2 o del 3 in un'altra. Ovviamente, è possibile sfruttare la situazione gioco proprio per il ripasso del bimbo, privilegiando, in qualche modo, le tabelline che digerisce meno.
In un sacchettino, infilate tanti foglietti con le moltiplicazioni che corrispondono ai numeri scritti in precedenza sulle cartelle. A ogni turno, il giocatore pesca un bigliettino, esegue l'operazione e controlla se il risultato corretto è presente sulla sua cartella. In caso positivo, appoggia sopra un segnalino (i centesimi possono andare bene) o lo evidenzia con un pennarello.
Alla fine, vince chi completa tutta la sua tabella a patto di avere fatto i calcoli corretti! Quanto al risultato della moltiplicazione 'pescata', decidete voi se verificarlo a ogni mano o allo scadere di un tempo di gioco stabilito.

7. Giochiamo a battaglia navale!
Il vecchio gioco della battaglia navale - che sembra piacere ancora alle 'nuove generazioni' (ve lo ricordate?) - si può trasformare in un ottimo alleato per esercitarsi con le tabelline.
A consigliarlo è l'esperta (artista e insegnante) Sara Garosi - convinta che il gioco sia fondamentale per ogni forma di apprendimento - nel suo libro, destinato agli insegnanti della primaria, Imparare a giocare con la tavola pitagorica e la LIM (Kit cd + libro), Erickson Edizioni.
Nulla vieta di ricorrere allo stesso stratagemma anche a casa, magari, coinvolgendo tutta la famiglia, a turni, in una grande sfida matematica con le operazioni della tavola pitagorica...
In questa versione (ispirata al software e alle schede del libro), occorre preparare due cartelle per giocare su un foglio a quadrettoni (così è più semplice ottenere la griglia). In alto, inserite i numeri dall'1 al 10, in senso orizzontale e poi incolonnateli in verticale. Tra le due file di caselle (che formano una L rovesciata), un quadrato è riservato al simbolo x: in questo modo si ottiene una tabella con 100 caselle bianche (una tavola pitagorica 'da riempire', insomma).
Scarica la 'tabella' da qui:
A questo punto, come nella classica battaglia navale, ogni giocatore sceglie dove collocare le sue navi (stabilite una dotazione, per esempio, di 10 imbarcazioni a testa). Per invogliare il bambino e coinvolgerlo al massimo, potete invitarlo a costruire le barche con cartoncini colorati (se non ha voglia, basta disegnarle a matita come una volta!) .
Ma non è tutto: si deve decidere la composizione della flotta e la lunghezza massima, per esempio, dell'ammiraglia (4 quadrati caselle) e di tutte le altre barche.
Scopo del gioco tradizionale è indovinare le coordinate per colpire le navi nemiche sulla tabella del gioco. In questa Battaglia matematica, invece, le barche sono visibili: per affondarle, serve 'azzeccare' le moltiplicazioni (e il risultato) della tavola pitagorica.
Per esempio, il giocatore 'chiama' 3 x 4 (equivalente delle coordinate) e dice anche il risultato (12) che può anche scrivere direttamente nelle caselle della sua cartella (o se preferisce su un foglietto). Se tutto è corretto, e su quella casella si trova una parte di nave, segna punto e può rilanciare un'altra coppia di coordinate. Quando sbaglia (le coordinate o il calcolo, cioè la moltiplicazione), passa il turno all'avversario.
Alla fine, vince chi per primo riesce ad affondare tutta la flotta nemica.

8. Tira il dado...
Ai più grandicelli, che già conoscono le tabelline, ma sembrano dimenticarle molto facilmente, potrebbe piacere cimentarsi (esercitandosi per gioco!) in una gara un po' impegnativa, perfetta anche a squadre.
Per prima cosa, è necessario procurarsi 'speciali' dadi poliedrici (ovvero quelli che hanno più o meno di 6 facce), popolari nel mondo dei giochi di ruolo (tipo Dungeons & Dragon), da tavolo e carte collezionabili.
In questo caso ne servono due con 10 facce: a ogni tiro, il giocatore deve fare la moltiplicazione tra i due numeri usciti. Se il calcolo è corretto, può scrivere il numero nella sua cartella, una tavola pitagorica 'bianca' e incompleta (ovviamente, con i soliti due bracci a L capovolta con i numeri dall'1 al 10, in orizzontale e verticale), preparata in precedenza.
Vince il giocatore – o la squadra – che riesce in un tempo stabilito (3-4 minuti) a completare la sequenza di almeno una tabellina. Per una sfida di gruppo, si può alzare la posta del gioco ad almeno cinque tabelline, metà della tavola pitagorica.

9. Quiz numerico a sorpresa
Un'idea semplice e divertente per far ripassare al bimbo le tabelline è una gara a tempo che fa leva sul suo senso di competizione.
Preparate una serie di fogliettini colorati con i risultati delle 10 tabelline - o solo di una parte se preferite (per esempio: 2, 4, 6, 8, 10,12, 14, 16, 18, 20 - 3, 6, 9, 12, 15,18, 21, 24, 27, 30 e così via). Su altri pezzetti di carta, scrivete invece le moltiplicazioni (2 x 2; 2 x 3; 6 x 2; 8 x 2...), mescolate tutti i bigliettini e infilateli in un cestino o in sacchetto.
A questo punto, munite tutti i partecipanti di carta e penna e invitateli a pescare 5 foglietti dal sacchetto. Al via, in un tempo cronometrato di 3-4 minuti, ogni giocatore deve risolvere i suoi 'quiz'. Se, per esempio, su un bigliettino estratto compare il numero 12, la risposta esatta è la moltiplicazione (4 x 3 o 3 x 4), quando invece capita in mano un foglietto con una moltiplicazione (8 x 3), occorre scrivere il risultato (24).
È possibile stabilire un giro di tornate per arrivare al vincitore finale, quello che avrà raggiunto il punteggio più alto.

10. Bingo-tab
Uno stratagemma per convincere il bimbo a esercitarsi con le tabelline che ha già appreso è una gara a Bingo-tab (un'attività proposta da Monica Bertacco, Matematicaimparo, Erickson). Questo gioco didattico si adatta facilmente anche alle esigenze 'casalinghe'.
Occorre preparare due cartelle uguali per ogni giocatore (la sfida è adatta a 2 o più partecipanti), una con le moltiplicazioni delle tabelline e l'altra con i relativi risultati.
L'obiettivo del gioco è abbinare moltiplicazione e risultato corretto, segnandoli con lo stesso colore sulle due cartelle in un tempo prefissato.
Ecco un esempio di come preparare le due cartelle, ovviamente è possibile replicare lo stesso principio con altre operazioni e risultati.

Al via, ogni bambino deve individuare (e segnare) le giuste corrispondenze (tra moltiplicazione e risultato) nella sua cartella senza sbirciare cosa combina l'avversario.
Vince chi completa tutto per primo con le corrispondenze giuste o il minor numero di errori. Infatti, se il giocatore più veloce ha totalizzato meno risposte esatte, la vittoria passa al secondo in base al tempo e alle risposte azzeccate.

11. Cerca l'intruso
Per aiutare i più piccoli alle prese con le tabelline, è utile 'farli giocare' con i risultati uguali: una moltiplicazione difficile (per esempio, 9 x 2 = 18) può diventare più semplice invertendo i fattori (2 x 9 = 18). È importante sottolineare che il risultato (ovvero il prodotto) non cambia. Un'idea che passa meglio con l'aiuto di cartoncino, forbici e un pizzico di fantasia.
Al centro di un cartoncino ritagliato tondeggiante - che rappresenta il nido - scrivete un numero, per esempio 12, e intorno 6 operazioni: le 4 corrette che portano a questo risultato (4 x 3; 3 x 4; 6 x 2; 2 x 6) e due sbagliate (2 x 8; 8 x 2).
A questo punto, in un tempo cronometrato, il giocatore deve individuare le operazioni 'intruso' in quel nido (secondo l'esempio, 2 x 8 e 8 x 2 che fa 16 e non 12). Per rendere il gioco più divertente, è possibile sottoporre al bambino 4-5 nidi dove scovare l'intruso in un tempo definito.

(Fonte: http://www.nostrofiglio.it/).

martedì 25 febbraio 2014

Vi propongo la lettura di questo interessante articolo pubblicato sul sito http://www.forepsy.it/ , riguarda il mutismo selettivo e il rapporto con la scuola e la sua sfifa educativa!

Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che si presenta in età infantile ed è caratterizzato dalla difficoltà piuttosto rigida e persistente a parlare in contesti non familiari o percepiti come “richiestivi”, come ad esempio la scuola.
La scuola è in genere il contesto in cui il mutismo si manifesta per eccellenza, ma spesso i bambini con MS, risultano muti anche in altri contesti come fuori casa, come al parco, o a casa di persone che non conoscono bene, o che sono comunque fuori dalla cerchia familiare, mentre parlano tranquillamente a casa con i propri genitori e familiari, o con persone di cui si fidano.
Il problema è che molto spesso, in una prima fase, i bambini vengono percepiti come semplicemente timidi, questo fa sì che non vengano presi per loro i provvedimenti necessari e il tempo passa inesorabile, con il risultato che il disturbo si “irrigidisce” nella sua forma.
E’ importante che gli insegnanti siano informati, perché in genere il problema si manifesta tipicamente a scuola, e l’insegnante è tra le prime persone che può accorgersi della presenza del disturbo e segnalarlo quanto prima alla famiglia, che in genere ne viene a conoscenza in un secondo momento.
Che cosa è importante sapere?
  • 1.Un bambino timido può parlare poco o con difficoltà in alcuni contesti, ma in genere questo comportamento non è “rigido”, nel senso che può manifestarsi a volte si , a volte no. Il bambino con MS in genere non parla MAI in certi contesti, come ad es. a scuola, oppure non parla se non con poche persone selezionate.
  • 2.Il bambino timido può parlare se gli si rivolge una domanda direttamente, o se viene rinforzato quando lo fa. Il bambino con MS tende a chiudersi ancora di più se viene interrogato in modo diretto o se gli si chiede esplicitamente di rispondere a parole o se vienelodato per aver parlato.
  • 3.A differenza dei bambini timidi, i bambini con MS in genere selezionano in modo “rigido” e costante le persone e i contesti in cui parlano e quelli in cui non parlano.
  • 4.Il bambino con MS non parla non per sua volontà, ma per una difficoltà a gestire emozioni spiacevoli come ansia, frustrazione, tristezza, rabbia.
  • 5.Il bambino avrebbe voglia di parlare, ma è letteralmente bloccato dalla paura di qualcosa che neanche lui sa spiegare e/o delle sue stesse emozioni.
  • 6. Spingere il bambino a parlare non lo aiuta a superare la sua difficoltà anzi: lo fa sentire ulteriormente sotto pressione con il risultato che si chiuda ancora di più nel suo mutismo.
  • 7. Il MS NON E’ UN COMPORTAMENTO OPPOSITIVO. Il bambino non sta sfidando nessuno, la sua è una reale difficoltà a parlare in quel contesto o con quella determinata persona.
Cosa fare a scuola
  • 1.Proporre modalità alternative di comunicazione. Proporre delle modalità comunicative alternative A TUTTA LA CLASSE, per evitare che il bambino si senta diverso.I bambini con MS non amano sentirsi al centro dell’attenzione, per cui proporre al bambino una strategia alternativa alla comunicazione verbale, mettendolo al centro dell’attenzione non lo aiuterebbe, ad es.:“Marco tu durante l’appello puoi anche solo alzare la mano”, lo aiuta poco, mentre invece dare una regola generale del tipo “Chi vuole rispondere può dire ‘ Presente’ oppure alzare la mano” è una strategia molto più “inclusiva”
  • 2.Accoglierlo per quello che è. Cercare di “dimenticarsi” del fatto che lui non parla. Il compito dell’insegnante non è quello di farlo parlare, rinunciaci, o sentirà la tua aspettativa su di sé. Lui/lei sa già parlare e a casa parla anche tanto! Il compito dell’insegnante è di farlo sentire accolto NONOSTANTE non parli, di dargli la possibilità di apprendere e di dimostrare di aver appreso NONOSTANTE NON POSSA FARLO ORALMENTE
  • 3.Rinuncia all’idea di farlo parlare. Non forzare mai il bambino a parlare! Ricordarsi che i bambini con MS sono molto molto molto sensibili alle aspettative, questo è il loro problema centrale. Sanno cogliere molto bene la “tensione emotiva” dell’altro, anche positiva, che si aspetta qualcosa daPer cui se tu sei centrato sul fatto che lui non parla e tenti in qualche modo di farlo parlare, anche se non direttamente, lui se ne accorgerà e si chiuderà ancora di più. Rinuncia al desiderio di farlo parlare!
  • 4.Ripetiti che lui va bene così. E’ difficile, lo so, ma importante ripetere a se stessi più e più volte “Non è mio compito farlo parlare, non è un problema il fatto che non parli, o cmq non sono io a doverlo risolvere qui. Lui va bene anche se non parla, lui ha il diritto di essere come è”. Se riuscirai a fare realmente tua questa convinzione, non hai idea di quanto bene starai facendo al piccolo senza parole.

lunedì 24 febbraio 2014

L'ABA sta per Applied Behaviour Analysis, cioè Analisi del Comportamento Applicata. Il metodo si basa sull'uso dei principi della scienza del comportamento per la modifica di comportamenti socialmente significativi. L'ABA è applicata in moltissimi campi con grande successo, uno di questi campi è l'autismo.

Diverse sono le risorse sul web, ma difficilmente utilizzabili in modo specifico nei confronti dei bambini e ragazzi autistici per la complessità e le sfaccettature del disturbo. Nonostante tutto è di grande aiuto segnalare le risorse presenti poichè posso rappresentare quell'ancora di salvezza che possono guidare il nostro intervento riabilitativo.

Il sito "MATERIALE ABA" nasce con l'intento di raccogliere in modo immediatamente fruibile il materiale che l'autore stesso ha utilizzato per la riabilitazione del figlio, nella speranza che possa servire a molti bambini nelle stesse condizioni. Ecco i links di riferimento:
La maestra Daniela mette a disposizione nel suo sito diverse schede didattiche utili per l'apprendimento della letto-scrittura... utilizzabili per la prima classe della scuola primaria!

Queste “pagine” sono state realizzate per ribadire le conoscenze che giorno dopo giorno vengono sollecitate a scuola e apprese dai bambini; in esse sono stati focalizzati e ripetuti i punti fondamentali relativi all’apprendimento logico, della lingua e non solo.
Le “pagine” contengono esercizi  che consentono di riprendere e di sviluppare le conoscenze che il bambino ha appreso a scuola, non sono però un tradizionale eserciziario, sono di contro attività che vogliono spingere a “fare” per tener sempre deste e allenate le capacità intellettive del bambino e determinarne, di conseguenza, un continuo sviluppo.


domenica 23 febbraio 2014

Se per i ragazzi con DSA la normativa è chiara (grazie alla legge 170)... non è altrettanto delineata per ciò che riguarda i BES. In questo articolo cercherò di delineare quale percorso dovrebbero intraprendere le istituzioni scolastiche nei confronti dei propri alunni che in corso d'anno devono sostenere l'esame di stato.

Il MIUR ha emanato il 24/04/2013 l'O.M. n° 13/13 che non arreca modifiche alla normativa precedente concernente gli esami di stato per gli alunni con disabilità. La novità dell'ordinanza è costituita dal comma 4 dell'art. 18 in cui si fa riferimento implicito agli alunni con altri Bisogni Educativi Speciali (svantaggio e disagio) di cui alla Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 ed alla C.M. n° 8/13.

La norma così recita:
"Per altre situazioni di alunni con difficoltà di apprendimento di varia natura, formalmente individuati dal Consiglio di Classe, devono essere fornite dal medesimo Organo utili e opportune indicazioni per consentire a tali alunni di sostenere adeguatamente l'esame di Stato."

È necessario elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni con BES, attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato (PDP), che serva come strumento di lavoro per gli insegnanti e per documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate.
La scuola, fermo restando l’obbligo di presentazione delle certificazioni per l’esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, sulla base di attente considerazioni didattiche e psicopedagogiche, può intervenire con strumenti compensativi o misure dispensative.

Misure educative e didattiche di supporto

Agli studenti con BES è garantito:
- l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico, che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
- l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere;
- per l’insegnamento delle lingue straniere, l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero.

Agli studenti con BES sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione.

Quindi , per una corretta e completa valutazione è buona cosa che il Cdc/team docenti: 
  • definisca chiaramente che cosa, come e perché si sta valutando;
  • separi i contenuti della valutazione dalle capacità strumentali necessarie a condividerli e ad esplicitarli;
  • dedichi attenzione al processo più che al solo prodotto elaborato;
  • predisponga lo svolgimento delle verifiche secondo le condizioni abituali individuate per lo studente.
È inoltre necessario che nella stesura delle prove in itinere e finali ogni docente tenga conto in particolare degli obiettivi irrinunciabili e degli obiettivi essenziali della propria materia, anche nella prospettiva di un curricolo verticale, soprattutto al fine di evitare riduzioni del curricolo di studio che precluderebbero l’ottenimento di un titolo con valore legale.

Come indicato anche dalla nota MIUR del 22.11.2013, la scuola può intervenire nella personalizzazione in tanti modi diversi, informali o strutturati, secondo i bisogni e la convenienza; pertanto la rilevazione di una mera difficoltà di apprendimento non dovrebbe indurre all’attivazione di un percorso specifico con la conseguente compilazione di un Piano Didattico Personalizzato Inoltre, nel caso di difficoltà non meglio specificate, soltanto qualora nell’ambito del Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del team docenti (nelle scuole primarie) si concordi di valutare l’efficacia di strumenti specifici questo potrà comportare l’adozione e quindi la compilazione di un Piano Didattico Personalizzato, con eventuali strumenti compensativi e/o misure dispensative. Non è compito della scuola certificare gli alunni con bisogni educativi speciali, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche.

Pertanto l’uso di strumenti compensativi e di particolari metodologie didattiche nel corso dell’anno scolastico, e fino al momento in cui il PDP eventualmente non decada, dev’essere finalizzato a mettere in grado lo studente di affrontare l’esame di licenza o l’esame di Stato con le stesse possibilità degli altri studenti della stessa classe, riducendo al minimo la fatica e le difficoltà conseguenti lo specifico BES.


Nel link che segue troverete l' OM con le parti evidenziate per gli alunni dsa.
Consultate anche questo documento dell'UST della LOMBARDIA http://www.istruzione.lombardia.gov.it/wp-content/uploads/2014/01/protlo45_13all1.pdf
Nell’area dei “bisogni educativi speciali”, è possibile individuare tre grandi sotto-categorie:
- della disabilità;
- dei disturbi evolutivi specifici;
- dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale (allievi stranieri).

All’interno dei disturbi evolutivi specifici rientrano:
- i DSA (dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia);
- i deficit del linguaggio;
- i deficit delle abilità non verbali;
- i deficit della coordinazione motoria;
- i deficit dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD).

Da questa classificazione si evince che, con l’acronimo BES, si identificano diverse categorie di allievi con difficoltà di apprendimento a cui però la legge, e di conseguenza la scuola, deve rispondere con criteri differenti.

Nell’area dei “bisogni educativi speciali”, è possibile individuare tre grandi sotto-categorie:
- della disabilità [7];
- dei disturbi evolutivi specifici;
- dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale (allievi stranieri).

All’interno dei disturbi evolutivi specifici rientrano:
- i DSA (dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia) [8];
- i deficit del linguaggio;
- i deficit delle abilità non verbali;
- i deficit della coordinazione motoria;
- i deficit dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD).

Da questa classificazione si evince che, con l’acronimo BES, si identificano diverse categorie di allievi con difficoltà di apprendimento a cui però la legge, e di conseguenza la scuola, deve rispondere con criteri differenti.

Come intervenire in presenza di alunni con BES?
È necessario elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni con BES, attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato (PDP), che serva come strumento di lavoro per gli insegnanti e per documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate.

Cosa può fare la scuola?
La scuola, fermo restando l’obbligo di presentazione delle certificazioni per l’esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, sulla base di attente considerazioni didattiche e psicopedagogiche, può intervenire con strumenti compensativi o misure dispensative [9].

Misure educative e didattiche di supporto
Agli studenti con BES è garantito:
- l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico, che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
- l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere;
- per l’insegnamento delle lingue straniere, l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero [10].

Agli studenti con BES sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione.
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Nell’area dei “bisogni educativi speciali”, è possibile individuare tre grandi sotto-categorie:
- della disabilità [7];
- dei disturbi evolutivi specifici;
- dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale (allievi stranieri).

All’interno dei disturbi evolutivi specifici rientrano:
- i DSA (dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia) [8];
- i deficit del linguaggio;
- i deficit delle abilità non verbali;
- i deficit della coordinazione motoria;
- i deficit dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD).

Da questa classificazione si evince che, con l’acronimo BES, si identificano diverse categorie di allievi con difficoltà di apprendimento a cui però la legge, e di conseguenza la scuola, deve rispondere con criteri differenti.

Come intervenire in presenza di alunni con BES?
È necessario elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni con BES, attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato (PDP), che serva come strumento di lavoro per gli insegnanti e per documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate.

Cosa può fare la scuola?
La scuola, fermo restando l’obbligo di presentazione delle certificazioni per l’esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, sulla base di attente considerazioni didattiche e psicopedagogiche, può intervenire con strumenti compensativi o misure dispensative [9].

Misure educative e didattiche di supporto
Agli studenti con BES è garantito:
- l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico, che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
- l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere;
- per l’insegnamento delle lingue straniere, l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero [10].

Agli studenti con BES sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione.
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sabato 22 febbraio 2014

Genitori e insegnanti si trovano sempre più spesso alle prese con bambini “difficili”. In quest’occasione pensiamo, in particolare, a quelli che esibiscono un comportamento oppositivo-provocatorio, che può iniziare a presentarsi già dai 3 anni ma che diventa in genere più evidente e “problematico” con l’ingresso a scuola, quando aumentano cioè le richieste di adattamento alle regole
 Partiamo da cosa non fare, ossia da alcuni “errori educativi” comuni, da evitare perché possono facilitare l’insorgenza  o il mantenimento di condotte oppositivo-provocatorie:
  • permissivismo: la mancanza di regole definite impedisce al bambino di capire quali saranno le risposte dell’adulto alle sue azioni;
  • incoerenza: alternare punizioni e ricompense senza una ragione chiara, lasciandosi condizionare dal proprio stato d’animo (piuttosto che dall’oggettivo comportamento del bambino) lo disorienta;
  • iperprotezione: il controllo genitoriale eccessivo ostacola la crescita socio-cognitiva del bambino che, insicuro, può reagire con atteggiamenti di ribellione e sfida dell’autorità adulta;
  • uso eccessivo delle punizioni: ponendosi come modello d’apprendimento, la punizione rafforza la tendenza del bambino a risolvere i conflitti e imporre la propria volontà attraverso l’aggressività.
E ora, cosa fare:
  • concordare e far rispettare poche regole chiare che tutti dovranno osservare in casa o a scuola,  evitando la forma negativa (es.:  “parlare a voce bassa” invece di “non gridare”);
  • preferire i premi (per i comportamenti positivi, anche piccoli, che conducono alla condotta desiderata) alle punizioni e darli in breve tempo, altrimenti l’effetto comportamentale svanisce;
  • scegliere le punizioni (comunque mai fisiche) solo per comportamenti molto gravi (esplicito danno verbale o fisico agli altri);
  • preferire sempre la perdita di un privilegio (es. uscire o usare il pc) alla punizione (es. fare qualcosa di spiacevole);
  • ignorare le “esibizioni” del bambino, ossia rimuovere il rinforzo derivante dall’attenzione degli “spettatori”;
  • spiegare al bambino le motivazioni che rendono inadeguata la sua condotta, senza formulare giudizi (per non gravare sulla sua già bassa autostima) e suggerire modalità alternative indicandone i vantaggi;
  • individuare e agire sugli antecedenti del comportamento problematico (attenuare o modificare l’esposizione alle situazioni che normalmente conducono a comportamenti oppositivi).
Insomma, in sintesi, ogni comunicazione (regole, comandi, rimproveri) deve essere data nel modo più possibile diretto, chiaro e semplice, senza formulare giudizi sulla persona (per es. “avevamo stabilito questa regola, tu l’hai infranta, quindi, come avevamo stabilito devi rinunciare a questo” invece di “sei stato cattivo, ora niente tv!”; oppure “bravo, hai apparecchiato la tavola senza fartelo ripetere due volte, ti meriti un premio”, invece di “bravo, oggi ti sei comportato bene”). Inoltre, è possibile pensare di strutturare un programma a punti, guadagnati e persi in funzione di premi e punizioni. In quest’ultimo caso, però, è particolarmente importante che l’adulto assicuri al bambino la massima coerenza e impegno nel monitorarne il comportamento. 
Questi “terribili” bambini hanno insomma bisogno di limiti chiari entro cui muoversi, di sperimentare che possono essere gratificati e ricevere riconoscimento (affettivo e sociale) quando agiscono comportamenti positivi e di aggregazione. Hanno cioè bisogno di aumentare la propria autostima attraverso la relazione con l’altro e la costruzione di legami duraturi su cui far affidamento (invece di distruggerli). In questo percorso gli adulti hanno un ruolo fondamentale. 

 
Cercare di gestire i comportamenti di un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione ed è proprio qui il primo punto da tenere sott’occhio (la nostra reazione emotiva), per cercare di aiutarlo ad “uscire” dal tunnel in cui lui stesso si è cacciato.
Ebbene si, perché al contrario di quanto si possa pensare ad uno sguardo superficiale e poco informato, i bambini con DOP non sono affatto felici di essere isolati dagli altri e di essere considerati dei “bulli”. In realtà loro sono i primi ad essere infelici e poco sereni per i loro comportamenti. Hanno una bassa autostima e si relazionano agli altri a partire da un pregiudizio profondamente radicato su se stessi e sul mondo “Tanto nessuno mi può soffrire, tanto vale attaccare per primo”. Somiglia a questa frase il ragionamento inconsapevole che un bambino con DOP fa a se stesso ed è proprio questo che dobbiamo cercare di avere presente nel tentare di aiutarlo.
  • Probabilmente già conosciamo alcuen strategie in merito, come:
  • Rinforzare i pochi comportamenti positivi,
  • stabilire chiare e semplici regole
  • prevedere conseguenze positive o negative quando vengono rispettato o infrante
  • Cercare di essere coerenti: se si è stabilito un premio o una punizione è bene applicarli!
Ma ciò su cui voglio porre l’attenzione è il tuo vissuto emotivo da genitore o educatore.
Come dicevo prima, infatti, emozioni come rabbia, frustrazione, senso di impotenza, possono essere frequenti e possono porre il genitore, o l’insegnante, in un atteggiamento che definirei di “ostilità di fondo inconsapevole”. Questo potrebbe portarci a cogliere sempre come sfida personale i comportamenti del bambino, in realtà ciò che il bambino in qualche modo vuole non è tanto sfidare, quanto “testare” l’affetto dell’altro. In qualche modo è come se dicesse “Vediamo se mi ami davvero, vediamo se mi vuoi ancora bene anche se sono così odioso e insopportabile, vediamo se mi resti accanto anche se ti faccio i dispetti!”.
E’ chiaro che non è facile relazionarsi con qualcuno che mette in atto questi “test” inconsapevoli, ma saperlo può aiutarci molto ad avere una visione totalmente diversa delle cose.
Cosa fare?
Volendo sintetizzare dovresti:
  • 1. ripetere a te stesso/a che il comportamento del bambino non è una sfida personale contro di te, ma che sta disperatamente cercando di capire se può fidarsi realmente del fatto che tu non lo abbandonerai
  • 2. ricordarti che è lui per primo a non sopportarsi e a pagare le conseguenze del suo comportamento
  • 3. non cadere nelle provocazioni, semplicemente applica le conseguenze concordate rispetto ad un comportamento negativo. Ricordati che se hai stabilito una conseguenza (ad es. se picchi il compagno, devi stare seduto sulla sedia di raffreddamento per almeno 3 min), è importante che tu sia sicuro che sarai in grado di farla rispettare. Evitare assolutamente di promettere un premio o una punizione che poi non si è in grado di far rispettare
  • 4. Applicare la punizione (che preferisco chiamare “conseguenza”) comunicandola con dispiacere e MAI CON RABBIA, il bambino deve sentire che sei realmente dispiaciuto di doverlo punire e non che ne sei soddisfatto, deve capire che avresti preferito evitare, ma sei costretto perché lui capisca bene il tipo di conseguenze che può avere un certo suo comportamento, oppure perché se continua può farsi del male o farne ad altri!
  • 5. Infine ricorda che “Il bambino che ha più bisogno di amore, lo chiederà nei modi meno amorevoli”.
 (Fonte: http://www.forepsy.it/).

giovedì 20 febbraio 2014

Ed ecco un emozionante video su chi sono i bambini con ADHD e le loro potenzialità se riabilitati e seguti! Buona visione!!!!
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martedì 18 febbraio 2014

Il portale abcteach (sito web in lingua inglese) comprende migliaia di attività per l'apprendimento dell'inglese, inclusi fogli di lavoro stampabili, flash card, poster, presentazioni audiovisive e giochi interattivi. Forniamo un ampio assortimento di attività per aiutare i tuoi studenti nell'apprendimento dell'inglese, inclusi vocabolario, comprensione della lettura, suggerimenti per la scrittura e altro. Grazie ai straordinari strumenti abctools®, potrai persino creare i tuoi fogli di lavoro personalizzati sia in inglese che nella lingua madre. abcteach dispone anche di materiale in lingua inglese per materie come Scienze, Matematica, Studi Sociali e molte altre tematiche.

Ecco il link di riferimento:

Vi consiglio di visitare il sito perchè ne vale la pena... è fornitissimo!

domenica 16 febbraio 2014

L'Autismo è una delle sindromi che più fa paura... in parte perchè negli studi scientifici c'è molta confusione per le molteplici teorie e studi. Spesso lo si fa risalure ad un disturbo proveniente dai vaccini, da cause metaboliche e genetiche-multifattoriali. Raramente nei manuali della neuropsichiatria troviamo capitoli che mettono in relazione l'autismo con altri disturbi (tale rapporto è noto con il termine "comorbilità"). Eppure esistono situazioni dove più disturbi coesistono e penso che nel caso dell'autisto non sia facile individuarlo pienamente e trovare le possibili risposte e di conseguenza risorse e metodi per provvedere ad una riabilitazione.
Sul Web sono note le ricerche di Alfred Tomatis (studioso che ha svolto pionieristiche ricerche sul rapporto tra facoltà di ascolto, psicologia, sviluppo della memoria e comunicazione. Ha consacrato la sua attività allo studio della voce e dell’emissione vocale, inventando apparecchi per il trattamento dei disturbi del linguaggio, dell’ascolto e del comportamento) sulle cause della dislessia che hanno evidenziato che la mancata padronanza del linguaggio scritto è dovuta ad una difficoltà di comunicazione avvenuta nella prima infanzia da parte del bambino. Tomatis considera il linguaggio non solo come sistema di apprendimento linguistico o semantico, ma come il bisogno di comunicare che nasce in tutto il corpo.
La dislessia è un disturbo della comunicazione che si esprime attraverso il linguaggio. Il linguaggio nasce dalla scoperta del sè e dalla capacità di usare con abilità il proprio corpo. I dislessici sono bambini che non arrivano a questa capacità perché non hanno imparato ad ascoltare, non solo attraverso l'udito, ma con tutto il loro corpo. Questo studioso mette in risalto anche un medodo di riabilitazione, vi consiglio per maggiori informazioni di leggere questo articolo: http://www.riequilibrio.com/content/view/23/1/

In collegamento alla teoria di Tomatis vedo personalmente molto vicina (per certi versi ci sono diversi collegamenti) la Teoria della Coerenza Centrale Debole (chiamata anche Teoria della Coerenza Centrale) che  suggerisce che uno stile percettivo-cognitivo, vagamente descritto come una capacità limitata per comprendere il contesto o per “vedere il quadro generale”, sottostà alla perturbazione centrale nell'autismo e agli altri disturbi relazionati con lo spettro autistico.
La Teoria della coerenza centrale cerca di spiegare come alcune persone diagnosticate di autismo possono dimostrare alcune capacità straordinarie in materie come la matematica e l'ingegneria, e ciononostante hanno grosse difficoltà con le capacità del linguaggio e mantengono la tendenza di vivere isolati dalla vita sociale. Questa teoria si trova tra i modelli concettuali più prominenti che cercano di spiegare le anormalità delle persone con autismo, nelle attività che coinvolgono i processi cognitivi globali e locali.
Uta Frith (Studiosa già conosciuta per i suoi studi sul Modello di funzionamento della lettura-scrittura), della University College London, presentò la sua Teoria della Coerenza Centrale Debole alla fine degli anni ’80. Frith suppose che le persone con tratti autistici pensano tipicamente sulle cose in termini dei loro componenti più piccoli possibili. La sua ipotesi è che i bambini con autismo percepiscono i dettagli meglio che le persone normali. ma che sono incapaci di comprendere o di percepire cos'è importante in una situazione, perché danno molta importanza ai dettagli ("vedono gli alberi, ma non la foresta"), condizione che è al di fuori del loro controllo o volontà.
Questa teoria porta a considerare che le persone affette da autismo:
  • hanno la capacità di pensare in concetti
  • hanno la capacità di riconoscere cause ed effetti
  • hanno l'abilità di vedere, percepire, considerare le relazioni fra i diversi oggetti, parole, situazioni, ecc.
  • pensano in dettagli, pensano in modo molto concreto
  • e questo può portarli ad essere inflessibili e a rifiutare cambiamenti nei loro modelli giornalieri di comportamento.
E come menzionavamo prima, le persone autistiche hanno:
  • Difficoltà nell'interazione sociale
  • Difficoltà nella comunicazione
  • Difficoltà nell'immaginazione

Certo c'è da dire che gli psicologi e in generale gli specialisti che si occupano nel diagnosticare i vari disturbi e sindromi hanno un compito sicuramente non facile, in quanto nel panorama dei distubi mentali esistono diversi quadri clinici con situazioni di comorbilità difficile da individuare e riconoscere.

Vi lascio con un video pubblicato da un caro amico che si occupa di Autismo da una vita... potrebbe esservi di aiuto:
Ed ecco una serie di consigli sugli strumenti compensativi (raccolti dal Centro Territoriale di Supporto della Basilicata) che si possono utilizzare per i DSA, e dove fornirvi di mappe concettuali e schemi (link):
  • GOOGLE TOOLBAR: per la ricerca all'interno del Pc di documenti precedentemente salvati;
  • Libro parlato: Testi trasformati in file audio o tramite l'uso di software o registrati da persone
  • Enciclopedie multimediali: Tutte le enciclopedie reperibili in rete o le enciclopedie acquistabili su CD o DVD. E' consigliato l'uso delle enciclopedia per evitare al ragazzo dislessico la ricerca da elenco delle parole e per consentire la lettura dei risultati tramite lettori di testo;
  • Dragon Naturally Speaking: software di dettatura vocale. Trasforma la voce in file testuali evitando al ragazzo dislessico di dover "scrivere";
  • Scanner: necessari per poter catturare tramite OCR i testi, trasformarli in formato digitale e/o audio e poterli far leggere al PC o trasformarli in file audio
  • IRISPEN - Scanner a penna: Legge il testo come un normale scanner e lo trasferisce sul PC per la sua lettura;
  • Traduttore automatico: traduce automaticamente il testo in altre lingue.
  • OCR: software per la cattura del testo tramite uno scanner;
  • Podcast: insieme di oggetti multimediali che vanno a costituire una lezione;
  • SuperMAppe: software per la costruzione di mappe concettuali con sintesi vocale
  • SUPER QUADERNO: software per ragazzi DSA della Scuola Primaria
  • CARLO II: editor di testi dotato di sintesi vocale che facilita i processi di lettira e scrittura in ragazzi DSA
  • Carlo Mobile V6: software per soggetti dislessici
  • Kurzweill: software per soggetti dislessici
  • Super quaderno: software per soggetti dislessici
  • Super mappe: software per soggetti dislessici
  • CMAP: software per la costruzione di mappe concettuali
- Siti con mappe concettuali e programmi da scaricare per ragazzi con DSA
http://www.pianetascuola.it/risorse/media/primaria/adozionali/rino_scienze/viventi/argomenti.html

http://www.treebook.it/audiolibri-gratis/favole

- Programma per generare schede per il pregrafismo o per migliorare la grafia
http://centros2.pntic.mec.es/cp.de.soto.de.la.vega/htm/caligrafia.htm

GRECO
http://www.poesialatina.it/Greek/Index.htm

FRANCESE
http://franceseenonsolo.blogspot.com/


MATEMATICA
http://www.saroalioto.it/mappe/ari1.htm
http://www.saroalioto.it/mappe/ari2.htm
http://www.math.it/formulario/index.htm
http://www.batmath.it/index.asp
http://www.recuperodidattico.it/MatematicaOperazioni2.htm#ADDIZIONI
http://www.recuperodidattico.it/MatematicaOperazioni2.htm#MOLTIPLICAZIONE
http://www.recuperodidattico.it/MatematicaOperazioni2.htm#GIOCHI
http://www.recuperodidattico.it/MatematicaTabelline2.htm
http://www.recuperodidattico.it/MatematicaOperazioni3.htm
http://www.recuperodidattico.it/SimulazioniDidattiche.htm


OPERAZIONI
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1196635011526_2012073132_11664/Le%20operazioni%20fondamentali.cmap


ADDIZIONE
http://cmapspublic3.ihmc.us/rid=1074815742501_1567780190_547990/addizione.cmap

http://cursa.ihmc.us/rid=1086380381699_764852779_5207/Addizione.cmap


SOTTRAZIONE
http://cursa.ihmc.us/rid=1086380381699_22168283_5208/SOTTRAZIONE_SAND.cmap

http://cursa.ihmc.us/rid=1086380381699_400413878_5178/Sottrazione.cmap


MOLTIPLICAZIONE
http://cursa.ihmc.us/rid=1086380381699_1867465607_5234/moltiplicazione.cmap


DIVISIONE
http://cursa.ihmc.us/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1117406704032_1539985057_10512&partName=htmltext


INSIEMI
http://cmapspublic2.ihmc.us/rid=1224218515275_1632602500_8705/INSIEMI.cmap


FRAZIONI
http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_158055503_3473/FRAZIONI_domenico_luca.cmap


MISURA
http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819500_1682264429_3495/LA%20MISURA.cmap

http://sostegno.forumattivo.com/la-didattica-f3/le-mappe-concettuali-t112-15.htm


GEOMETRIA
http://www.saroalioto.it/mappe/geo1.htm
http://www.saroalioto.it/mappe/geo2.htm

http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_1018734950_3469/LA%20GEOMETRIA.cmap

http://cmapspublic2.ihmc.us/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1224131938562_105584060_8244&partName=htmltext


POLIGONI
http://cmapspublic3.ihmc.us/rid=1074815737536_1761743646_536859/poligoni.cmap
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1069780347210_27430005_734/POLIGONI.cmap


TRIANGOLI
http://map.dschola.it:8001/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1111170705406_1528374178_121&partName=htmltext


QUADRILATERI
http://cmapspublic2.ihmc.us/rid=1114802406671_1925230570_12675/quadrilateroRN.cmap

http://cursa.ihmc.us/rid=946683043304_1406649562_1308/quadrilateri2.cmap

http://cursa.ihmc.us/rid=1142333497154_845252137_1806/i%20quadrilateri_rev_mechelli.cmap

http://cursa.ihmc.us/rid=946694989420_711398921_2192/quadrilateri_chiatti.cmap


CERCHIO
http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_1209355810_3476/cerchio_Martina.cmap

http://map.dschola.it:8001/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1125865180366_973330171_2582&partName=htmltext

http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_1143440310_3466/Cerchio.cmap


TRAPEZI
http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_1201448834_3457/TRAPEZI_francesca_lorenza.cmap

http://cursa.ihmc.us/servlet/SBReadResourceServlet?rid=1117357777209_1042782268_2021&partName=htmltext

http://cursa.ihmc.us/rid=1115585819490_1061463162_3477/2°TRAPEZI.cmap

ROMANTICISMO
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1105311764015_1545596969_4526/Romanticismo.cmap

SECONDA GUERRA MONDIALE
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1080979930954_746931558_1228/1939.cmap

ILLUMINISMO ITALIANO
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1140104706416_1060038385_1604/illuminismo%20italiano.cmap

FEUDALESIMO
http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1140013309749_1942141274_58/il%20feudalesimo.cmap

http://dislessia.myblog.it/list/utilita/il_feudalesimo_rev.jpg
AGGETTIVO
http://dislessia.myblog.it/list/utilita/mappa_20aggettivo.jpg

IL NOME
http://dislessia.myblog.it/list/utilita/il_nome.jpg

IL VERBO
http://dislessia.myblog.it/list/utilita/schema_di_sintesi_sul_verbo.doc
http://www.mindomo.com/demo.htm;jsessionid=42359F7FB933EE5A861C3A8578681FF2 (mappe online)

giovedì 13 febbraio 2014

Non è semplice parlare di nuovo... ogni tanto, forse ispirato dalle vicende della vita e dall'incontro con nuove realtà ed esperienze, mi imbatto sempre in riflessioni che risultano estremamente delicate. Ci ritroviamo di fronte a grandi problemi che difficilmente sono facili da affrontare eppure bisogna PARLARNE e COMBATTERLE in ogni modo... ognuno sceglie il suo, ognuno sceglie la propria via e strada per lasciare una grande eredità che fondamentalmente è un po' di noi stessi e dei nostri valori!
Vito Cristella è un ragazzo, padre di famiglia, che è affetto da una malattia che fa paura... la SCLEROSI MULTIPLA (CCSVI).
Lui merita veramente tanto affetto e tanta stima per il suo di coraggio e per la sua TESTIMONIANZA diretta verso la sua lotta e quella di tutte le persone sofferenti e dei loro più cari familiari... vi invito a vedere questo video:


A Vito va un grande abbraccio e con lui dovremmo tutti combattere al suo fianco...

domenica 9 febbraio 2014


Ho elaborato per la mia scuola un modello PDP specifico per la Scuola dell'Infanzia e rivolto agli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)...

Per visualizzarlo e scaricarlo cliccate qui!

Ricordo che: non esistono riferimenti legislativi  che diano indicazioni dettagliate sulla valutazione dei BES (è a discrezione dell’insegnante), anche se sulla direttiva di dicembre, ed ora sulla circolare del 6 marzo, si dice di estendere la normativa dei DSA anche per i BES, compreso la preparazione di un PDP e l'uso degli strumenti necessari per portarli a raggiungere gli obiettivi previsti. 

venerdì 7 febbraio 2014

Sono se sia corretto scrivere e dare queste informazioni... c'è da dire che oggi più che mai si nota come diverse sentenze e diverse riviste scientifiche asseriscono che alcune sindromi tra cui l'AUTISMO siano correlate con la somministrazione in età pediatrica dei vaccini obbligatori!
Famoso, per esempio, è il Dott. Montinari e il suo protocollo... e altri rilevanti traccie che mettono in dubbio che i vaccini siano totalmente innocui per la salute... anzi che da dire che spesso sono ricchi di metalli come il mercurio, piombo, ecc... e mi sorge così una domanda: è se un bimbo fosse allergico a qualche componente che costituisce il vaccino???  Dalle classificazioni e dagli studi sappiamo che l'autismo si manifesta dai 3 anni in poi... i dubbi nascono e chi ha già un figlio autistico può volere optare per la NON vaccinazione dei successivi fratellini...
L'avvocato Saverio Crea ha pubblicato un articolo interessante sul sito http://www.medicinenon.it che raccoglie alcune informazioni, offrendo un VADEMEUM per avere la possibilità di non vaccinare i propri bambini, sfuggendo anche agli obblighi scolastici [leggi qui per i dettagli; anche l'obbligo scolastico può essere tranquillamente assolto dai non vaccinati].

Allora... eccovi un vademecum per poter esercitare il diritto alla obiezione vaccinale in modo corretto, e senza conseguenze giuridiche di rilievo [a parte una possibile mini multa, che molte Regioni ormai nemmeno applicano o hanno abolito...].
Prima di tutto, è necessario che il dissenso alle vaccinazioni sia scritto e motivato.
Quando arriva la comunicazione dell’incontro fissato per le vaccinazioni, rispondete al mittente (per raccomandata e ricevuta di ritorno) dichiarando, entrambi i genitori, la volontà di non voler vaccinare i propri figli, per le ragioni che seguono:
  1. mancata allegazione dei foglietti illustrativi [i cosiddetti bugiardini] dei vaccini, oltre che mancata precisa indicazione dei lotti vaccinali completi di tutti i dati identificativi dei farmaci che si intenderebbero utilizzare;
  2. come conseguenza di 1, mancata indicazione precisa dei rischi alla salute e delle comuni reazioni indesiderate legati ai vaccini, e mancata promozione della conoscenza della legge 210 del 1992 in materia di danno da vaccino, che deve essere obbligatoriamente portata a conoscenza delle famiglie prima della profilassi vaccinale;
  3. impossibilità oggettiva per la ASL di adempiere alla normativa nazionale sulle vaccinazioni obbligatorie, perché sprovvista delle dosi monovalenti degli unici vaccini obbligatori nel nostro Paese, ossia antipolio, antiepatite B antidifterica ed antitetanica;
  4. mancata effettuazione di test preventivi di tipo genetico, immunitario, allergologico e di ricerca di intolleranze alimentari su genitori e bambino, indispensabili per verificare una possibile idiosincrasia ai vaccini dell’organismo del soggetto ricevente [cliccate qui per maggiori informazioni a riguardo].
Ovviamente, non dovete presentarvi all’incontro indicato nella comunicazione della ASL, né firmare alcun modulo o prestampato, ma limitarvi a spedire la vostra lettera raccomandata.
In alcune Regioni e territori ci sono specifiche normative a tutela degli obiettori, ma questa procedura ha valore per tutto il territorio nazionale.

Per chi volesse avere un’idea quanto può essere semplice e diretta un’obiezione vaccinale incontestabile può scaricare questo Modello di Obiezione Vaccinale

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