lunedì 6 marzo 2017

Il TPR cioè il "Total psysical response" è una raccolta di espressioni,  comandi, organizzati in quattro sezioni (TPR in classe, Giocare, Costruire, Fare)  che  descrivono  e  propongono  in  italiano,  le  attività  svolte  a  scuola   e  gli  eventi  della  vita quotidiana vissuti da un bambino. Sono le prime parole con cui vengono in contatto gli alunni stranieri neoarrivati, i termini necessari per orientarsi nel nuovo contesto. 
Molto sinteticamente il TPR è una strategia che introduce lo studio di una lingua a partire dall’esecuzione di istruzioni  verbali,  i  comandi.   L’insegnante  dà  un  comando,  associato   al  movimento  corrispondente; l’apprendente  esegue  l’azione  appropriata  (Alzati:  l’insegnante  si  alza  e  invita  l’alunno  ad  alzarsi ecc.).  Nel testo il metodo e la teoria che ne è alla base verranno illustrati molto dettagliatamente, sia per ragioni tecniche, sia perché quando un insegnante sceglie di applicare una procedura didattica deve essere sostenuto nella motivazione e nel suo personale senso di consapevolezza didattica. Proprio per non essere solo un esecutore, ma poter adattare, integrare, rivedere la proposta a partire dai riferimenti teorici. 

Il TPR è uno  strumento  di  lavoro,  da  utilizzare  sin  dai  primi  giorni,  che  permette  di  aiutare  i  bambini  non italofoni a “capire”l’italiano e a partecipare, anche senza parlare,  alle attività della classe in cui sono inseriti. Nei  primi  giorni  di  inserimento,  alcune  lezioni  TPR possono essere  tradotte  nella  lingua  madre del  nuovo  alunno  e  costituire  un  “Pronto  soccorso  linguistico” a  cui  ricorrere  nei  momenti  di  difficoltà. 
È destinato a tutti i docenti specialisti che lavorano con gli alunni stranieri, ma anche agli insegnanti di  classe che, in alcuni momenti della giornata, possono fare in modo più sistematico quello che fanno già naturalmente:  comunicare  con  il  nuovo  alunno  facendo  attenzione  alla  comprensione.  È  anche  un percorso per “spiegare” la nuova scuola, le sue regole, i comportamenti da tenere e quelli da evitare. Il materiale, predisposto in particolare per i bambini stranieri neoarrivati della fascia d’età della  scuola elementare, è stato sperimentato con successo anchecon ragazzi della scuola media. Unica avvertenza: gli  alunni  più  grandi  sono  meno  abituati  a  “giocare”  mentre  imparano  e  all’inizio  potrebbero  avere qualche  resistenza.  In  generale  bisogna  tenere  presente  la  precedente  esperienza  scolastica  e  le modalità di relazione tra adulti e bambini in uso nei vari paesi di provenienza. 


Interessante è l'applicabilità del metodo non solo sugli alunni stranieri, interessante ne risulta l'insegnamento dell’italiano L2 allievi migranti con bisogni speciali, leggi l'articolo a cura di Elisabetta Basso, Michele Daloiso - CLICCA QUI!


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