Il TPR cioè il "Total psysical response" è una raccolta di espressioni, comandi, organizzati in quattro sezioni (TPR in classe, Giocare, Costruire, Fare) che descrivono e propongono in italiano, le attività svolte a scuola e gli eventi della vita quotidiana vissuti da un bambino. Sono le prime parole con cui vengono in contatto gli alunni stranieri neoarrivati, i termini necessari per orientarsi nel nuovo contesto.
Molto sinteticamente il TPR è una strategia che introduce lo studio di una lingua a partire dall’esecuzione di istruzioni verbali, i comandi. L’insegnante dà un comando, associato al movimento corrispondente; l’apprendente esegue l’azione appropriata (Alzati: l’insegnante si alza e invita l’alunno ad alzarsi ecc.). Nel testo il metodo e la teoria che ne è alla base verranno illustrati molto dettagliatamente, sia per ragioni tecniche, sia perché quando un insegnante sceglie di applicare una procedura didattica deve essere sostenuto nella motivazione e nel suo personale senso di consapevolezza didattica. Proprio per non essere solo un esecutore, ma poter adattare, integrare, rivedere la proposta a partire dai riferimenti teorici.
Il TPR è uno strumento di lavoro, da utilizzare sin dai primi giorni, che permette di aiutare i bambini non italofoni a “capire”l’italiano e a partecipare, anche senza parlare, alle attività della classe in cui sono inseriti. Nei primi giorni di inserimento, alcune lezioni TPR possono essere tradotte nella lingua madre del nuovo alunno e costituire un “Pronto soccorso linguistico” a cui ricorrere nei momenti di difficoltà.
È destinato a tutti i docenti specialisti che lavorano con gli alunni stranieri, ma anche agli insegnanti di classe che, in alcuni momenti della giornata, possono fare in modo più sistematico quello che fanno già naturalmente: comunicare con il nuovo alunno facendo attenzione alla comprensione. È anche un percorso per “spiegare” la nuova scuola, le sue regole, i comportamenti da tenere e quelli da evitare. Il materiale, predisposto in particolare per i bambini stranieri neoarrivati della fascia d’età della scuola elementare, è stato sperimentato con successo anchecon ragazzi della scuola media. Unica avvertenza: gli alunni più grandi sono meno abituati a “giocare” mentre imparano e all’inizio potrebbero avere qualche resistenza. In generale bisogna tenere presente la precedente esperienza scolastica e le modalità di relazione tra adulti e bambini in uso nei vari paesi di provenienza.
Interessante è l'applicabilità del metodo non solo sugli alunni stranieri, interessante ne risulta l'insegnamento dell’italiano L2 allievi migranti con bisogni speciali, leggi l'articolo a cura di Elisabetta Basso, Michele Daloiso - CLICCA QUI!
Fonte: https://caffescuola.com/
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