In Italia ci sono circa 20 mila bambini, ragazzi o giovani che hanno il diabete di tipo 1.
È abbastanza normale quindi incontrare uno o alcuni alunni con diabete nella propria carriera scolastica. 
Deve essere chiaro che gli alunni con diabete di tipo 1 non hanno bisogni educativi speciali. 
Hanno le stesse probabilità di successo o insuccesso dei loro coetanei,
 lo stesso desiderio di relazione e le stesse problematiche. Non vanno 
quindi trattati in modo diverso. Potrebbero però aver bisogno di andare 
in bagno anche più volte nella mattinata, di tenere a portata di mano dolci o bibite zuccherate e – eccezionalmente – di alimentarsi o di misurare la glicemia senza attendere l’intervallo.
Potrebbe fare qualche assenza in più rispetto alla media e in alcuni casi potrebbe non trovarsi nelle condizioni ideali di concentrazione per affrontare un compito in classe o una interrogazione.
È importante che il personale scolastico abbia nozioni 
fondamentali sulla malattia del proprio alunno e sulle sue esigenze 
terapeutiche e alimentari, sapendo come affrontare possibili situazioni 
d’emergenza per consentire all’allievo di vivere serenamente e con 
sicurezza anche a scuola.
Diabete: cosa serve sapere
Salvo pochissime eccezioni il diabete dei bambini e dei ragazzi è la 
forma autoimmune, detta diabete di tipo 1 o DM1. Questa forma è molto 
diversa dal diabete di tipo 2, frequente fra le persone anziane. 
Il diabete di tipo 1 non è contagioso, non è dovuto a una cattiva alimentazione o a stili di vita poco sani. 
Che problemi comporta? 
Nel diabete di tipo 1 una parte del pancreas smette ‘improvvisamente’ 
di funzionare e non secerne più insulina. L’insulina – fra le altre cose
 – regola automaticamente la quantità di zucchero nel sangue: la 
glicemia. 
Bisogna quindi sostituire questo automatismo con frequenti controlli della glicemia e con assunzioni di insulina. 
Misurare la glicemia
La glicemia dovrebbe rimanere fra 90
 e 110 mg/dL prima e lontano dai pasti e tra i 140 e i 180 nelle due ore
 seguenti ai pasti. Non è facile, soprattutto fra bambini e ragazzi (che
 alternano sedentarietà e movimento, sottoposti alle tempeste ormonali 
della crescita e… sì, allo stress della scuola) mantenere questi valori.
La glicemia va misurata prima dei pasti, a orari prefissati fra
 un pasto e l’altro e quando si ha l’impressione che qualcosa non vada 
per il verso giusto. In questo caso potrebbe essere necessario effettuare la misurazione anche nel corso dell’ora di lezione.
Il bambino/ragazzo con diabete impara molto presto a misurare la quantità di glucosio presente nel sangue (glicemia) pungendo
 con un apposito strumento la cute (generalmente di un polpastrello) e 
appoggiando su una striscia reattiva la piccola goccia di sangue che si 
ottiene. 
Nella striscia si attiva una reazione chimica che viene letta da un 
apparecchio chiamato lettore o glucometro il quale restituisce il valore
 della glicemia in quel momento. 
In generale si può dire che se l’alunno esce da scuola prima di
 pranzo, potrebbe avere bisogno di misurare la glicemia prima dello 
spuntino di metà mattina; se si ferma fino al pomeriggio, e pranza a scuola, dovrà necessariamente controllare la glicemia prima di iniettarsi la dose di insulina a pranzo.
Inoltre, dovrà avere la possibilità di controllarla ogni qualvolta pensi di essere in ipoglicemia.
Il numero di misurazioni quindi potrà variare a seconda delle esigenze di ogni alunno.
La glicemia alta è un problema?
È importante che la glicemia rimanga più a lungo possibile ‘in target’ cioè entro i livelli desiderati, ma se qualche volta la glicemia è un po’ alta (iperglicemia) non è un problema. 
Quella col diabete sarà forse una partita che durerà tutta la vita e subire qualche gol all’inizio non è un dramma. 
Se la glicemia fosse molto alta, la si può correggere con piccole assunzioni di insulina.
E se la glicemia è bassa?
Se la glicemia dovesse scendere di molto sotto i livelli ottimali, c’è il rischio di una ipoglicemia
I livelli di zucchero nel sangue scendono e il cervello (grande consumatore di zucchero) lancia segnali di allarme.
Tali sintomi sono quasi
 sempre riconoscibili  dallo stesso bambino/ragazzo  in modo tale da 
poter intervenire con l’assunzione immediata di zucchero per bocca  per 
risolverli. 
I sintomi più frequenti sono: sudorazione, pallore, irritabilità, 
nervosismo, pianto, confusione, nausea, fame eccessiva, cefalea, 
difficoltà di concentrazione, difficoltà di coordinazione, stanchezza, 
tremori. 
Contrastare l’ipoglicemia  è abbastanza semplice:  basta far assumere al bambino una dose di zucchero. 
Per questo è importante che l’alunno abbia sempre a 
disposizione caramelle zuccherate o zollette di zucchero oppure le 
comuni bibite zuccherate, come succhi di frutta, coca-cola, aranciata o 
una fialetta di Glucosprint. 
Una volta risolti i sintomi dell’ipoglicemia, per prevenire un nuovo calo di glicemia, il bambino/ragazzo deve mangiare
 alimenti contenenti carboidrati complessi, quali biscotti, pane, fette 
biscottate, e dopo circa 15 minuti di benessere può riprendere le 
normali attività.
Ipoglicemie lievi possono essere piuttosto frequenti  (molti episodi all’anno). 
Nel caso di grave ipoglicemia, con perdita
 di coordinamento e di coscienza il bambino/ragazzo non va lasciato da 
solo. È importante far sdraiare l’alunno sul fianco e iniettare un 
farmaco chiamato glucagone. 
Il glucagone è disponibile in un kit di pronto uso: nella confezione si
 trova una siringa contenente soluzione fisiologica e un flacone con la 
polvere, che vanno miscelati al momento dell’uso e quindi il prodotto 
ottenuto riaspirato (come si fa con gli antibiotici per via 
intramuscolare). 
Il glucagone può essere iniettato in qualunque punto, per via intramuscolare. 
Non vi sono rischi nel somministrare il glucagone anche in modo
 improprio. Subito dopo è necessario avvisare la famiglia e il pronto 
intervento sanitario (118). 
Entro cinque minuti il bambino mostrerà una graduale ripresa accompagnata probabilmente da sintomi di nausea e vomito.
IPOGLICEMIA: cosa è e cosa serve fare. Guarda il video del Prof. Maurizio Vanelli 
Diabete e socialità
In linea generale per la maggior parte dei bambini il diabete non rappresenta un ostacolo sociale nella prima età scolare. La situazione è diversa verso la fine delle scuole elementari e nelle scuole superiori.
Molti studenti richiedono privacy o sono preoccupati dal fatto che il diabete li renda ‘diversi’. 
Il diabete può entrare nelle sindromi di isolamento o di percepita 
discriminazione che sono peraltro comuni nella pre-adolescenza e 
nell’adolescenza.
Sarà la famiglia a dare le giuste indicazioni nell’informare il
 corpo insegnante per agire nel rispetto della privacy dell’alunno.
Diabete e tecnologia
Molti giovani con diabete utilizzano uno strumento chiamato microinfusore o pompa di insulina che
 infonde l’insulina direttamente sottocute secondo uno schema prefissato
 rendendo inutili le iniezioni. Il microinfusore ha le dimensioni di un 
telefono cellulare ed è piuttosto resistente agli urti. La cannula che 
collega il microinfusore al sottocute potrebbe staccarsi o occludersi a 
seguito di giochi, spintoni o di esercizi fisici e l’alunno potrebbe 
quindi avere la necessità di doverla sostituire. 
Frequente è anche l’uso di ‘sensori in continuo’, sorta di cerotti che 
misurano a intervalli frequenti e regolari la glicemia inviando segnali a
 un ricevitore. I giovani e giovanissimi sono generalmente molto a loro 
agio con queste tecnologie e non richiedono supporto nel loro 
funzionamento.
Mangiare a scuola
Un bambino o ragazzo 
con diabete ha bisogno di mangiare come dovremmo fare tutti e cioè in 
modo sano, moderato e variato. Non ha bisogno di pasti speciali per 
lui. 
È necessario sapere che prima di effettuare un pasto principale (come il pranzo) il bambino con diabete deve sempre eseguire l’iniezione di insulina. 
Per un ragazzo con diabete è importante, comunque, consumare le giuste 
quantità di cibo previste durante il pasto o, eventualmente, essere in 
grado di adeguare la dose di insulina in relazione alla quantità di 
carboidrati assunti secondo lo schema fornito dalla famiglia e/o dal 
Centro di diabetologia che lo ha in carico. 
Inoltre vanno presi in considerazione altri due aspetti: che 
non vi siano ritardi o anticipi nell’inizio effettivo del pasto, 
rispetto al momento dell’assunzione di insulina. 
Spesso gli alunni non mangiano i piatti loro serviti. Nel caso 
dell’alunno con diabete... dipende da che cosa non vuole mangiare. Se
 decide di non mangiare quando ormai ha praticato la dose abituale di 
insulina è meglio controllare che non rinunci a dei carboidrati
 (pasta, riso, pane, patate, prodotti da forno) perché questo potrebbe 
originare una ipoglicemia. Se rifiuta della carne, del pesce, del 
prosciutto – tutte proteine – non succede niente. Se però decide di non 
mangiare il risotto o la pasta allora sarà necessario proporgli di 
mangiare “in cambio” un panino o di bere un succo di frutta che in 
genere è gradito e non richiede troppo tempo per essere assunto. Se 
questi rifiuti si ripetessero, sarebbe meglio parlarne con i genitori 
perché potrebbe essere necessario modificare la dose di insulina oppure 
spostarla dopo il pasto. 
Può succedere che lo studente autonomo nella gestione del suo 
diabete ritenga sia il caso di mangiare uno snack fuori pasto, al limite
 anche durante la lezione, magari perché sente di avere la glicemia 
bassa è opportuno lasciarlo fare perché questo serve a prevenire 
l’ipoglicemia.
Alunno con Diabete di T.1: Mangiare a scuola. I consigli della Dietista Dott.sa Alessandra Bosetti (clicca qui per visionare il video)
L’attività fisica
L’alunno con diabete può fare esercizio fisico come tutti, anzi l’esercizio fisico è fortemente consigliato. 
È importante che l’alunno misuri la glicemia prima e dopo l’esercizio fisico. Se la glicemia è bassa o molto alta l’alunno potrà chiedere di non svolgere alcuna attività. Durante l’attività, è comunque opportuno avere a disposizione sul posto alimenti contenenti zuccheri semplici.
I viaggi d’istruzione 
Facendo parte a pieno titolo delle attività didattiche gli alunni con diabete dovrebbero partecipare ai viaggi d’istruzione. Naturalmente l’alunno
 deve avere con sé tutto il necessario per la correzione di eventuali 
ipoglicemie, oltre a un lettore della glicemia, e tutto l’occorrente per
 l’assunzione di insulina.
L’insegnante che lo accompagna deve essere informata della terapia 
insulinica in atto, dei sintomi dell’ipoglicemia e delle modalità di 
correzione in modo da poter assistere l’alunno in caso di necessità.
Se il ragazzo è ben controllato e, soprattutto, è ben istruito, non dovrebbero nascere problemi durante la gita. 
È importante che ai genitori venga fornito il programma 
giornaliero dettagliato delle attività, in modo che possano pianificare 
la terapia insulinica. Infatti, un incremento dell’attività fisica potrebbe portare a qualche ipoglicemia, facilmente prevedibile e prevenibile. Per questo motivo, il ragazzo deve portare con sé sempre delle caramelle zuccherate o del succo di frutta. 
È importante che non vengano saltati i pasti e che i loro orari siano ragionevolmente rispettati.
(Fonte: http://www.agditalia.it/). 
 

 
 
 
 
 

 
 
   
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